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'Lavorare col Fumetto'? Si può fare!

Intervista a Plazzi

Uno dei professionisti più apprezzati e trasversali del fumetto italiano, traduttore, saggista, editor e insegnante, curatore della serie Rat-Man (dove tra l’altro appare anche come personaggio), Andrea Plazzi cura per Lucca Comics il ciclo “Lavorare col Fumetto”.

Andrea, di cosa trattano i tre appuntamenti di Lucca Comics 2012?
I primi due sono tradizionali incontri col pubblico e rubano senza vergogna le classiche formule “Strano ma vero” e “Forse non tutti sanno che…” per parlare di un interessante autore italiano, Stefano Raffaele, e di un curioso progetto imprenditoriale, GZ Editori. Sono due eventi lontani dai soliti percorsi: infatti di Italia si parlerà il giusto, e comunque cercando di evitare quel non so che di malinconico (“Certo, in Francia...”) che accompagna sempre questi discorsi.

Il Translation Slam è un’attività nuova. Puoi spiegarci di cosa si tratta?
Insieme a Leonardo Rizzi, traduttore di Neil Gaiman, Alan Moore e altri autori dai nomi – diciamo – impegnativi, uno sulla spalla dell'altro si piange spesso sulle magrissime sorti del fumetto tradotto.
Il Translation Slam è un’occasione per un traduttore professionista, semi-professionista o aspirante tale per tradurre una breve storia a fumetti, libero da obblighi professionali, per il puro piacere di farlo e di mettersi alla prova. Il tutto in uno spirito da “Jeux sans frontières”, cioè con appena un pizzico di competizione, gestita da tre “giudici”: Leonardo e il sottoscritto per l’inglese e Fabrizio Iacona per il francese. Cliccando qui potete sapere tutto del torneo e scaricare il regolamento.

Parliamoci chiaro: suggeriresti a un giovane che si affaccia al mondo del lavoro la strada del fumetto? Con quali prospettive? Non è un po' ardita come proposta, nell'epoca in cui il motto è "di cultura non si mangia"?
Partiamo dalla fine: “di cultura non si mangia” è stata una battuta mediaticamente fortunata e naturalmente del tutto destituita di fondamento. Di cultura si è sempre mangiato e ultimamente, pare, persino un po' più che in passato.
Passando al fumetto, il discorso è più difficile, come in tutte attività borderline, a cavallo tra la nicchia amatoriale e il “mercato vero”: non ho una risposta generica e bonne à tout faire, per dare la quale si dovrebbe comunque entrare prima nel merito di cosa voglia dire “lavorare coi fumetti”, se non si è un autore. Mi limito a constatate che c'è chi lo fa e – pur con un ricambio pesante, indice delle grandi difficoltà – ogni anno conosco qualche nuovo professionista, o comunque qualcuno che riesce ad affiancare il fumetto a una qualche sua altra attività “adiacente”.