Stefano Giovannini

Stefano GiovanniÈ nato il 9 dicembre 1965 a Bologna. È alto un metro e ottanta, porta il quarantacinque abbondante di scarpe e, nonostante sia obiettore di coscienza, ha gli occhi di colore verde militare. Diplomato al Liceo artistico e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, negli anni ’80 e ’90 è stato coautore di numerose fanzine e riviste, tra cui Squallore e Orcodrillo (poi Odrillo). Ha collaborato con Andrea Pazienza e con il Wwf, realizzato copertine di cd per gli Stranafonia, per gli Skiantos, per Roberto “Freak” Antoni & Alessandra Mostacci. Dal 2007 ha realizzato diverse pubblicazioni a suo nome. In pratica è autore, produttore e distributore di sé stesso.

 

L’albo a fumetti Stefano Giovannini è piuttosto sperimentale. In fondo è antitetico ai fumetti dei supereroi. Il tema dell’alienazione, implicito nell’opera, è trattato con ironia. I personaggi, rappresentati con uno stile iperrealista, si trascinano senza meta all’interno dei loro angusti spazi fisici (probabile metafora dei loro spazi mentali). Malgrado ciò la conclusione è ottimistica, quasi a voler suggerire una via d’uscita a tanto disagio.

 

Alla fine del giugno 2009 pubblica La luce nelle ossa (13 x 19, 80 pagine b/n), una raccolta di racconti brevi. È un libro tragicomico, ispirato ad una realtà che spesso supera l’immaginazione e che viene rielaborata in chiave grottesca. Si affrontano temi importanti in maniera leggera. Quando si ride, si ride per non piangere. È un’opera piacevolmente frastornante, caratterizzata da uno spiccato senso dell’assurdo e da una certa disillusione nei confronti della parola. L’autore appartiene dunque a quella nutrita schiera di artisti che sputano nel piatto dove mangiano?

 

Rex (15 x 21, 20 pagine b/n), no profit patrocinato dall’Associazione Macigno Italia e dal Wwf, esce nella primavera del 2010. Ripropone i disegni esposti in quel periodo allo Stagno Didattico dei Giardini Margherita di Bologna, raffiguranti animali e piante. Le immagini sono ordinate senza un criterio scientifico. Si tratta di un opuscolo scarno ed essenziale, privo com’è di un contenuto scritto. Al “concept” dell’assenza umana si accompagna un’implicita provocazione: siamo inutili, se non addirittura nocivi; il regno animale e quello vegetale possono fare a meno di “re” come noi.

 

Contatti

 

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